mercoledì 30 aprile 2008

L'alfabeto del contatto fisico

Una carezza, una spallata, una stretta di mano. Sono tutti gesti che ogni giorno siamo abituati a compiere: c’è chi lo fa per affetto, chi per disappunto, chi per chiedere aiuto. In ogni caso dietro a ogni gesto, a ogni tocco, che pratichiamo magari senza pensarci, si cela un significato ben preciso: un espediente dell’evoluzione che serve a farci stare meglio, e a soddisfare meglio i nostri bisogni e le nostre necessità. Ma quali e quanti sono i gesti che compiamo ripetutamente e attraverso i quali comunichiamo qualcosa? Ce lo dice una studiosa dell’università Roma 3, Isabella Poggi, autrice del libro “Le parole del corpo”. In pratica lo si potrebbe definire il primo “tocconario” della storia, ovvero il primo vocabolario del contatto fisico. Vediamo allora alcuni di questi contatti, di questi gesti, tipici della razza umana, e il loro significato. Per esempio un ragazzo che si azzuffa con un altro ragazzo per gioco, cosa vuole dimostrare? Dimostra il suo affetto, la sua amicizia, ammettono gli studiosi. Così come una ragazza esprime la sua vicinanza affettiva a un’amica sfiorandole la collana o i capelli e sottolineando quanto siano belli. Ci sono gesti come prendersi per mano che servono ad allentare la tensione, a sentirsi più tranquilli e protetti. Uno studio condotto in Usa ha rivelato che quando una moglie stringe la mano al marito i centri nervosi legati alla paura si attivano meno e che non è la stessa cosa se la mano viene stretta da un amico o da uno sconosciuto. C’è poi la mano del collega che si poggia delicatamente sulla nostra schiena: in questo caso è perché ha probabilmente bisogno di un aiuto, o intende assegnarci un compito. Ancora: tra i gesti più utilizzati del vivere quotidiano ci sono anche la spallata o l’abbraccio pubblico. La spallata può avere due significati. Il primo riguarda la bonarietà di indicare a un amico qualcosa che ci ha colpiti, per esempio un individuo che ci sta facendo ridere. Il secondo si riferisce invece a un atteggiamento di sfida, dovuto magari a un battibecco: fenomeno che può poi degenerare portando a un altro gesto in negativo come la sberla, lo schiaffo. L’abbraccio pubblico dimostra sicuramente l’affetto provato per una certa persona, però può anche servire per comunicare a un potenziale rivale che l’individuo che riceve il nostro abbraccio è “proprietà privata”. Infine va sottolineato che uomo e donna hanno aree precise dove andare a parare, mentre è inammissibile pensare di testare a casaccio su un corpo altrui per sollecitare questa o quell’altra cosa. Specificando, ci ricorda Poggi, le donne hanno molte meno aree accessibili rispetto all’uomo. “Dalle nostre ricerche emerge che le ragazze vengono toccate più da familiari e amici anche su guance e capelli – ammette la studiosa -. Qualche contatto avviene sul collo e raramente su ginocchia e glutei (e ciò è consentito solo alle amiche per scherzo)”. Il corpo di un maschio invece può essere toccato con più disinvoltura: dall’ombelico in su ogni centimetro quadrato del corpo è potenzialmente violabile.

(Pubblicato su Libero il 24 febbraio 07)

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