mercoledì 30 aprile 2008

Un megacanale per sfidare il deserto del Medio Oriente

Dal Mar Rosso al Mar Morto: un canale di 180 chilometri per ricoprire di verde la desertica regione a cavallo tra Israele e Giordania e soprattutto salvare e recuperare lo specchio lacustre più salato del mondo. È la proposta di Norman Foster, architetto inglese di 71 anni, capostipite della cosiddetta architettura hitech. 15,5 milioni di dollari il costo per lo studio preliminare, 3 miliardi di dollari quello relativo ai 5 anni di lavoro previsti. Il 50 percento del canale si svilupperà sottoterra, tramite strutture larghe sette metri di diametro. L’altra metà scorrerà a cielo aperto. Se non si opererà in tal senso, dicono gli esperti, del Mar Morto non ci sarà più traccia entro il 2050. Il fiume Giordano, suo unico immissario, da tempo infatti non è più in grado di soddisfare il fabbisogno idrico del lago salato: a lungo andare le dighe e le opere di irrigazione lo hanno ridotto a un fiumiciattolo. Dagli anni Settanta a oggi il livello delle acque del Mar Morto è calato di 25 metri: oggi la sua superficie si trova a 412 metri al di sotto del livello del mare. Il canale partirà dalle coste di Aqaba (Mar Rosso) e giungerà dalle parti di El Mazra’a. Durante la sua corsa verrà prodotta acqua potabile attraverso un impianto di desalinizzazione: quest’ultimo convoglierà le acque direttamente nei rubinetti israeliani, palestinesi e giordani per un totale di circa 1 miliardo di metri cubi all’anno. Altro dato positivo riguarda la produzione di energia. Si pensa infatti che l’acqua del canale potrà creare i presupposti per la produzione di energia elettrica, anche grazie agli oltre 400 metri di dislivello naturale tra il punto di partenza e il punto di arrivo della struttura. Così facendo si riuscirà peraltro a vincere la terribile salinità che da sempre contraddistingue il Mar Morto, impedendo la vita di molti organismi acquatici. Il Mar Morto ha una salinità media di 365 grammi per litro di acqua (contro una media di 35 g/litro di acqua degli oceani). Per tale motivo le sue acque vengono oggi usate per la produzione di cloruro di potassio. Contrari a questo progetto ci sono molti ambientalisti i quali accusano le autorità amministrative israeliane di non considerare i disagi che un’opera di questo genere arrecherebbe all’ambiente. Preoccupa i responsabili della Banca Mondiale (che dovrebbe finanziare il progetto) anche la possibilità che un’infrastruttura del genere possa alterare gli equilibri geodinamici dell’intera area su cui sorgerà, provocando scosse sismiche. In particolare si temono fuoriuscite d’acqua che possano danneggiare le falde acquifere sotterranee. A opera ultimata il canale di collegamento tra il Mar Rosso e il Mar Nero sarà più lungo dei canali di Suez e di Panama. Il primo, risalente al 1869, è lungo 163 chilometri, il secondo, costruito nel 1914, 81 chilometri.

(Pubblicato su Libero il 1 febbraio 07)

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