lunedì 12 maggio 2008

Scienza alla spina nei bar di New York

Di solito chi ha intenzione di recarsi al bar lo fa perché ha voglia di bere qualcosa, ascoltare un po’ di musica, chiacchierare con gli amici. Ma oggi – almeno in America, in particolare a New York – sta prendendo piede una nuova curiosa abitudine: quella di andare in un luogo pubblico per assistere a lezioni di scienze in diretta. Stando infatti a numerosi centri di ricerca Usa che si occupano di sociologia, mai come in questo momento la gente si sente attratta dalle scienze e soprattutto dagli scienziati. In pratica il ricercatore per antonomasia - da sempre giudicato dall’immaginario collettivo un secchione sfigato - sta diventando un fenomeno di costume, un simbolo alla stregua di una rockstar. Sicché in America al richiamo di slogan tipo “Scienza alla spina” o “Chiediamo allo scienziato” stanno facendo furore locali e discoteche dove a fianco di un cocktail o di un ballo sfrenato, c’è anche l’opportunità di confrontarsi con i misteri della fisica e della chimica, della matematica e dell’immunologia. Un esempio? Quello compiuto da Dave Maiullo, ricercatore presso la Rutgers University. Lo scienziato ha preso un fiorellino e lo ha immerso in recipiente contenente azoto liquido. In seguito - estrattolo completamente ghiacciato - lo ha disintegrato con una martellata. A questo punto ha spiegato il fenomeno dal punto di vista fisico, commentando ciò che accade a un corpo quando viene privato del calore. Ma questa è solo una fra le tante lezioni tenutesi in questo periodo a New York. Ormai sono ben 50 i gruppi di giovani scienziati che hanno preso contatto con strutture notoriamente legate ai divertimenti serali, dando vita a un fenomeno impensabile. Ma qual è il motivo di tanto successo degli scienziati? Secondo Amy Lee, giovane frequentatore di iniziative come il “Club segreto della scienza”, tutto dipende dal fatto che molti ragazzi - accorgendosi di svolgere lavori monotoni e pesanti - desiderano sempre più spesso confrontarsi con materie che servono ad aguzzare l’ingegno e la fantasia, materie assolutamente affascinanti e originali come l’astronomia. Benché alcuni di essi abbiano già avuto modo di cimentarsi con queste materie durante il periodo scolastico, oggi gioiscono del fatto di poter tornare ad affrontarle anche al bar, magari con l’amico del cuore o la fidanzata. Un indirizzo? Uno tra i primi bar aperti con questa funzione è il Denver Cafè Scientifique, in Colorado. Qui l’idea è partita dall’immunologo John Cohen. Convinto che al primo incontro si facessero vedere quattro gatti, è andato letteralmente in sollucchero quando si è accorto che di persone al suo cospetto ce ne erano ben sessanta. L’inizio di un’avventura che dura ancora oggi. Infine vale la pena ricordare che, sull’onda del successo statunitense, anche in Italia stanno muovendo i primi passi i primi caffé scientifici. Dopo il successo della scorsa stagione 2006-2007, nei mesi di novembre e dicembre 2007 il Dipartimento di Fisica dell’università degli Studi di Milano, ha riproposto allo spazio bar di la Feltrinelli di corso Buenos Aires tre incontri su alcune frontiere della ricerca scientifica e delle sue applicazioni. Sempre nel mese di novembre, a Milano, presso la libreria Utopia in via Moscova si è avuto un ciclo di tre incontri sulla Bioetica. “Siamo partiti con queste iniziative un paio d’anni fa, tre anni se si considera l’esperienza degli Happy Hour evoluzionistici che si tengono al Museo di Storia Naturale di Milano – ci dice Daniele Balboni, promoter dei caffé scientifici a Milano -. Al di là delle affluenze generali che possiamo giudicare discrete, colpisce soprattutto il fascino che le scienze esercitano sull’opinione pubblica”.

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