lunedì 29 giugno 2009

La farmacologia al servizio della relatività

Quando ci si diverte il tempo se ne va in un battibaleno, quando ci si annoia non passa mai. Adesso sappiamo anche il perché: il nostro cervello percepisce il trascorrere delle ore in modo diverso a seconda delle situazioni. Lo diceva anche Einstein quando cercava di spiegare la relatività: “Quando un uomo siede un'ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembreràpiù lungo di qualsiasi ora". A questo punto la domanda che qualcuno potrebbe giustamente porsi è la seguente: non sarebbe bello provare la sensazione che il tempo trascorri più lentamente quando ci si sta divertendo, e più in fretta quando si sta invece vivendo una situazione poco interessante? Ebbene è proprio su questo argomento che stanno lavorando degli scienziati della Carolina del nord. Tramite l’esperimento Armageddon hanno innanzitutto verificato che quando si è concentrati su qualcosa il tempo scorre più veloce. Sono stati selezionati due gruppi di persone: agli individui del primo gruppo è stato chiesto di assistere a nove minuti di proiezione del film Armageddon; a quelli del secondo di rimanere senza far nulla in una sala d’attesa del cinema. In seguito i rappresentati di entrambi i gruppi sono stati invitati a stimare il tempo trascorso. Risultato: quelli del primo gruppo dicevano che il tempo era trascorso molto velocemente, il secondo molto lentamente. Infine gli esperti si sono resi conto che la percezione del tempo potrebbe essere teoricamente “manipolata” dall’esterno. Come? Con potenziali farmaci in grado di agire su una sostanza del cervello chiamata dopamina che, in vari test condotti sugli schizofrenici, ha già dimostrato il suo legame con la capacità del cervello di stimare correttamente il trascorrere delle ore. Il Dalai Lama, intanto, a un recente congresso di neuroscienziati a Washington, ha illustrato un metodo assolutamente “naturale” per fermare le lancette dell’orologio: la meditazione. “Con la meditazione, in effetti, è possibile modificare fisiologicamente l’attività cerebrale – hanno ammesso gli studiosi presenti all'incontro - così come l’esercizio fisico aumenta il volume muscolare nel resto del corpo”. Mentre lo psicologo Robert Levin ha semplicemente detto che “finché la medicina non permetterà all’uomo di ‘vivere per sempre’, accontentiamoci di imparare a dilatare i momenti più belli della nostra esistenza”.

(Per info: http://www.psych.csufresno.edu/levine/)

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