mercoledì 7 ottobre 2009

SEI MESI DOPO 'LA BOTTA'

Sono passati sei mesi dal potente terremoto che ha sconvolto l'Abruzzo ad aprile provocando 703 vittime. Lentamente si sta tornando alla normalità. I bambini hanno da poco ripreso le scuole e i lavori di ricostruzione proseguono ininterrottamente. Non mancano le polemiche, tuttavia ad avere la meglio è il sincero desiderio di lasciarsi definitivamente alle spalle 'la botta' (così gli scolari ricordano l'evento sismico), per ricominciare a vivere. Subito dopo le scosse di terremoto si contavano 80mila sfollati; oggi questo numero è drasticamente sceso: siamo, infatti, a quota 32mila. Le persone costrette a vivere ancora in condizioni disagevoli, vengono quotidianamente assistite dalla Protezione civile. Gli sfollati sono distribuiti fra alberghi (16mila), case private (9mila) e tende (7mila). Le tendopoli presenti in questo momento sono 73. Buone, comunque, le prospettive per la fine dell'anno. Secondo lo speciale piano C.A.S.E. entro dicembre, diverranno agibili 4.700 appartamenti, che si andranno ad aggiungere ai 500 appena consegnati dallo Stato presso le località di Bazzano e Cese di Preturo. La consegna è avvenuta in presenza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il quale ha dichiarato che "stiamo riuscendo in un miracolo". Lo appoggia il prefetto Franco Gabrielli affermando che "il progetto C.A.S.E. sta andando bene", anche se la ricostruzione degli edifici danneggiati è più lenta del previsto. Altrettanto complicato è il discorso relativo alla ripresa economica dei paesi colpiti dalla calamità naturale. In questo caso gli analisti affermano che ci vorranno almeno dieci anni prima che il motore economico possa riprendere il suo cammino. Regna il caos anche per ciò che riguarda l'aspetto ambientale. Sotto questo punto di vista L'Aquila è letteralmente ferma al 6 aprile, e anche molti altri centri patiscono questa situazione. Nel capoluogo abruzzese ci sono cumuli di macerie ovunque. Secondo l'assessore comunale all'Ambiente Alfredo Moroni per smaltirle tutte ci vorranno almeno 5 anni e circa 60milioni di euro. Intanto ci si sta dando da fare per potenziare le aree destinate ad accogliere calcinacci e detriti. Ieri s'è fatto chiarezza durante il consiglio comunale, nonostante le polemiche sollevate dal consigliere regionale dell'Idv, Carlo Costantini, convinto che "il consiglio regionale è stato scavalcato". Gli occhi sono puntati, per esempio, sul sito di deposito dell'ex Teges a Paganica. La piazzola ha una superficie di 10mila metri quadrati, e ha già accolto quasi 5mila tonnellate di macerie. Ma sono stati individuati anche altri 6 punti strategici dove 'spedire' tutto ciò che non serve più. A questo punto molti si chiedono se si potranno in futuro evitare tragedie come questa. In realtà non sarà possibile (nonostante la lungimiranza di personaggi come Giampaolo Giuliani, tecnico del Laboratorio del Gran Sasso, che aveva previsto la forte scossa sismica). Un team di studiosi riunitesi proprio a L'Aquila qualche settimana fa, ha chiaramente spiegato che l'uomo non dispone ancora di mezzi realmente in grado di prevedere una scossa simsica. In particolare Thomas Jordan, direttore del Centro sismologico della California del Sud, è intervenuto dicendo che "non è possiible, soprattutto, fare previsioni a breve termine". Si possono però fare previsioni a lungo termine basandosi sul susseguirsi di piccole scosse, alte presenze di radon nell'aria, mutamenti dei campi elettromagnetici. "Questo tipo di previsioni sono certamente più attendibili - dice Jordan. Sull'argomento è intervenuto anche Paolo Gasperini , docente di Geofisica presso l'Università Federico II di Napoli, affermando che "la faglia di Paganica è ancora poco conosciuta e non si può sapere quanta energia sia stata rilasciata durante il sisma del 6 aprile scorso". Tradotto: impossibile dire se e quando ci saranno nuovi terremoti di questa entità.

(Pubblicato su www.milanoweb.com)

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