martedì 10 novembre 2009

DIVENTEREMO GIGANTI

L’evoluzione umana è frutto di piccoli cambiamenti che avvengono nell’arco di millenni e che hanno portato esseri scimmieschi come l’Ardipithecus ramidus vissuto 4,4 milioni di anni fa, a trasformarsi in uomini a tutti gli effetti, bipedi e con un cervello assai sviluppato. In realtà, ultimamente, l’uomo sembra stia accelerando la sua evoluzione, al punto che certi cambiamenti evolutivi cominciano a registrarsi anche nel corso dei secoli, se non addirittura dei decenni. Parola di due antropologi italiani che sull’ultimo numero del mensile Airone illustrano gli eccezionali cambiamenti che hanno contraddistinto la specie umana nelle ultime fasi del suo cammino evolutivo. Partiamo da una delle caratteristiche antropometriche più note: l’altezza. Secondo i ricercatori oggi siamo molto più alti dei nostri nonni, e stiamo, quindi, sempre più assomigliando ai cromagnonoidi che vivevano in Europa 30mila anni fa e alti in media fra 1,75 e 1,85 metri. Negli ultimi 150 anni, in media, uomini e donne si sono allungati di 14 centimetri. Nel 1874 l’altezza media degli italiani era di 1,62 metri; nel 1967 è salita a 1,73 metri; nel 1996 a 1,74 metri: i più alti sono i friulani che arrivano in media a 1,78 metri; i più piccoli i sardi con 1,71 metri. Si alza la statura e contemporaneamente si allungano piedi e gambe, a scapito del tronco che, invece, non sta subendo particolari modifiche. La prova è data dal fatto che i ragazzi di 100 anni fa indossavano, in media, scarpe col numero 42, contro il 44,5 dei giovani di oggi. Conseguenza dell’incremento dell’altezza media è l’aumento di peso che, però, non è un fattore positivo, essendo alla base di una delle patologie oggi più diffuse: l’obesità. Scopriamo, dunque, che 150 anni fa si pesava molto meno di oggi (e si mangiava molto meno). E che il fenomeno è in continua evoluzione. Gli scienziati dicono, infatti, che ogni dieci anni, il peso medio degli italiani, cresce di due chilogrammi. In generale, quindi, da 100-150 anni a questa parte ogni italiano pesa, mediamente, 20 chili in più. Ecco perché non stupiscono più di tanto i dati diffusi l’anno scorso durante il Congresso europeo sull’obesità di Ginevra: il 34,2% degli italiani è sovrappeso e il 9,8% obeso. Più grassi gli adulti, ma anche i bimbi che nascono. Secondo uno studio condotto in Sardegna, nel 1922 il peso medio di maschi e femmine alla nascita era di 3,1 chili. Oggi siamo a circa 3,4 chili. I bebè sono anche più lunghi: dai 49,90 centimetri di lunghezza, in media, degli anni Cinquanta, siamo arrivati ai 50,37 centimetri di oggi. Curiose anche le conclusioni relative alle età: di vita, delle prime mestruazioni, della menopausa. Oggi in media le donne vivono 84,6 anni, gli uomini 79,3 anni. Numeri assai diversi se paragonati a quelli di fine Ottocento quando l’età media, in generale, era di 39 anni. A questo proposito l’Italia è fra i Paesi dove si vive di più: siamo, infatti, al terzo posto fra le nazioni più longeve, dopo Giappone e Spagna. Nel 3000, dunque, l’aspettativa di vita aumenterà ulteriormente fino a sfiorare i 120 anni. Viviamo sempre di più ma siamo anche sempre più deboli: gli allergici sono passati negli ultimi 60 anni dal 10 al 30% e anche i miopi sono in costante aumento. Il benessere da una parte ci consente di vivere più a lungo, ma azzera il cosiddetto stress evolutivo, fondamentale per l’acquisizione di caratteri in grado di ostacolare l’instaurarsi di malattie. Secondo alcuni studiosi dell’Università di Oxford fra 125mila anni l’uomo potrebbe addirittura sparire dalla faccia della Terra perché troppo fragile. Per quanto riguarda, invece, la prima mestruazione, oggi essa si registra in ragazzine di 12 anni; 200 anni fa le mestruazioni arrivavano, invece, a 17 anni, nel medioevo, addirittura a 20 anni. In anticipo le mestruazioni, e in ritardo la menopausa. Stando, infatti, ad alcune ricerche, la menopausa oggi sopraggiungerebbe quattro anni più tardi rispetto alla fine dell’Ottocento, coinvolgendo in media donne di 51,4 anni. Altre curiosità riguardano la testa e il cervello dell’uomo moderno, cambiati rispetto ai nostri predecessori. La testa - da 10mila anni a questa parte - è diventata sempre più tonda. Gli scienziati parlano di un processo noto col nome di brachicefalizzazione, in cui la larghezza massima della calotta cranica aumenta rispetto alla lunghezza del cranio. Misterioso il significato di questo cambiamento. Infine il cervello dell’uomo moderno è diventato più piccolo, in media, del 10% rispetto a quello degli uomini del primo periodo post-glaciale. Probabilmente è la conseguenza del passaggio dal nomadismo alla vita sedentaria subentrato con l’agricoltura. Ancora ignoto il motivo, benché si sia visto che la stessa cosa accade anche negli animali nel passaggio dallo stato selvatico all’addomesticamento.

(Pubblicato su Libero il 10 novembre 09)

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