lunedì 1 marzo 2010

L'orso bianco potrebbe salvarsi dall'estinzione. E' già successo 115mila anni fa

Orsi polari a rischio estinzione. Se ne sente parlare ogni dì. Sotto accusa il riscaldamento globale. Ma oggi, da uno studio condotto in Scandinavia, emerge che la scomparsa del plantigrado più imponente del regno animale non è così scontata: a quanto pare - in epoche passate - l'orso bianco avrebbe, infatti, già vinto 'l'effetto serra' continuando a prosperare senza problemi. Lo dimostra un fossile ritrovato alle isole Svalbard. È ciò che rimane della mandibola di un vecchio orso polare vissuto circa 130mila anni fa. Per gli esperti è un ritrovamento eccezionale perché attesta che l'orso bianco visse anche durante la glaciazione rissiana, avvenuta fra 200mila e 130mila anni fa. "È il fossile di orso bianco più antico mai ritrovato", ci raccontano Olafur Ingolfsson dell'Università dell'Islanda e Ostein Wiig dell'Università di Oslo, "appartenne a un maschio vissuto durante la penultima fase interglaciale". Prima di questa scoperta si pensava che l'orso polare si fosse separato dall'orso bruno circa 50mila anni fa, durante l'ultima fase glaciale, detta wurmiana (che iniziò 110mila anni fa e si concluse 12mila anni fa). Dopo il freddo intenso della glaciazione rissiana il pianeta andò, dunque, incontro a una fase calda interglaciale, fra 130mila e 110 mila anni fa, caratterizzata da temperature analoghe a quelle attuali. Il Polo Nord era molto meno esteso di oggi e così i ghiacci della Groenlandia. Secondo gli esperti l'orso bianco visse in condizioni ambientali peggiori di quelle odierne e, dunque, se riuscì a continuare nel suo cammino evolutivo, significa che anche oggi ce la potrebbe fare. Ma non tutti la vedono così: "Senz'altra questa scoperta prova che l'orso bianco visse anche durante le fasi calde del pianeta", dice Chris Stringer, del National History Museum di Londra, "tuttavia non ha senso fare una correlazione con la situazione attuale". L'orso bianco rimane un animale fortemente a rischio. Secondo gli esperti ne rimangono appena 20mila esemplari distribuiti fra Canada, Alaska e Siberia. Secondo alcuni ambientalisti potrebbe estinguersi entro pochi anni.

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