venerdì 4 novembre 2011

I nudi (senza pudore) di Spencer Tunick


Ormai è una specie di star. In realtà tutti conoscono le sue foto, ma in pochi il suo nome: Spencer Tunick. È l'uomo, l'artista?, che immortala nei suoi scatti fotografici esclusivamente soggetti umani completamente nudi, specie in aree fortemente urbanizzate, suscitando clamore e meraviglia. Ma non è diventata forse questa la prerogativa dell'arte moderna? Scandalizzare? Forse. Maurizio Cattelan potrebbe far scuola, ma il condizionale è d'obbligo, le avanguardie artistiche, presuppongono conoscenze di base che non tutti posseggono. Quando Picasso esibì Les demoiselles d'Avignon, tutti rimasero basiti. È impazzito?, si chiesero. Qualcosa del genere deve essere accaduto anche con i tagli fontaneschi e con la manzoniana Merda d'artista, e in chissà quanti altri miriadi di casi. Tuttavia, il ragazzo, ormai oltre la quarantina, ha pubblicato il suo ultimo lavoro sull'ultimo numero di Internazionale, e questo basta a riportare in auge la sua immagine di “squilibrato”; in questo caso i “nudi” sono sdraiati uno di fianco all'altro, sopra le placide acque del Mar Morto, noto per la sua eccezionale salinità e quindi la capacità dei corpi di galleggiare sulla sua superficie senza problemi. 

Mar Morto - settembre 2011
Però non dev'essere proprio un ciarlatano, visto che s'è aggiudicato nel 1988 il Bachelor of Arts. La sua carriera inizia nel 1992 a New York. Si arresta nel '94, dopo essere stato colto in flagrante nel cuore della Grande Mela al fianco di una modella, naturalmente con i suoi gingilli totalmente in vista, per la gioia dei passanti nei pressi del Centro Rockfeller di Manhattan. Con il progetto Naked States gira il mondo con lo stesso tema: la nudità. Fotografa quindi manichini in carne ed ossa e ormoni a Londra, Lione, Melbourne, Montreal, Caracas, Santiago, Sao Paulo, Buenos Aires, Sydney, Newcastle, Roma e Vienna. Solo a Barcellona, nel 2003, posano per lui 7mila persone (ma le paga? No, si dicono volontari). Ma il record è del 2007, quando a Città del Messico, raccoglie attorno a sé 18mila soggetti. In tutto realizza 75 installazioni, collaborando in certi casi con enti internazionali come Greenpeace. Eppure c'è chi crede nella sua proposta artistica (in effetti ha un  super occhio), che andrebbe al di là di qualunque allusione: «Tunick ha spesso suscitato dibattiti e interrogativi per la natura della sua opera, che molti definiscono una semplice 'manifestazione sociale', a sostegno della libertà di espressione», si legge su un documento online. «Dalle sue immagini scaturisce una tensione e una riflessione sui concetti di pubblico e privato, individuale e collettivo. L'esperimento visivo di Spencer Tunick compie un'azione livellatrice che permette di comprendere l'omogeneità umana, tramite una visione democratica del nudo, che, totalmente deprivato di umanità e sensualità, ci riporta all'oggetto-merce». 

Video: installazione in Messico 




Il tema aiuta a spiegare il concetto di pudore, ben descritto dalla psicologa romana Maria Marcella Cingolani sul suo sito "Ascolto e Ben-essere": http://www.ascolto-ansia.it/psicologi/psicologa_maria_marcella_cingolani.html

Il vocabolario della lingua italiana definisce il pudore: sentimento di avversione verso cose cha appaiono oscene e disoneste. Quando l'essere umano ha percepito tra gli altri sentimenti anche il sentimento del pudore? Volendo rintracciare un origine dell'affetto pudore, così come per tutti gli altri affetti, è necessario fare ricorso ai Miti. Il ricorso al Mito lo si deve intendere come una necessità nell'uomo per cercare di dare un'origine a ciò che lo riguarda a partire dal suo ingresso nel mondo del linguaggio e dunque da una sua " pre-esistenza" non più riproponibile. Per quanto attiene alla questione del pudore ci sembra fondamentale fare riferimento a due miti esplicativi di tale sentimento, vale a dire il Mito di Adamo ed Eva e il Mito di Totem e Tabù introdotto da Freud. Dio nell'Eden, dunque nel luogo del "tutto", introduce il Principio del Limite : avete accesso a tutto meno che ad un'unica cosa. La trasgressione a questa regola comporterà una punizione. Possiamo dire che Dio introduce la Legge, la Norma. Il disobbedire comporterà non solo fare i conti con la sua conseguenza vale a dire la punizione ma anche fare i conti con se stessi, con quella che potremmo chiamare consapevolezza di ciò che rappresenta la trasgressione: uscire dal limite. 


Eva trasgredendo alla legge prende coscienza della propria nudità, una nudità che va ben oltre la questione di essere nuda, una nudità rispetto all'essere dentro ad un modo nuovo di essere nel mondo. Quel mondo che ha perso la dimensione naturale, istintuale per avviarsi alla dimensione culturale, relazionale, vale a dire l'avvio alla Civiltà. La vergogna di cui Eva sente la presenza non riguarda soltanto la presa coscienza dell'immagine di un corpo nudo ma soprattutto di che cosa voglia dire, cosa può significare un corpo nudo: un corpo che può mostrare le proprie passioni, le proprie pulsioni. Allora all'affetto vergogna immediatamente si associa quello del pudore. Potremo pensare all'Eden come ad una pre-nascita , ad una esistenza intrauterina dove tutti i bisogni vitali sono garantiti senza essere richiesti e alla nascita come l'ingresso nel mondo dove è possibile l'esistenza solo se si entra in un contesto di regole che consentano la convivenza.

Nessun commento: