martedì 19 dicembre 2017

Il linguaggio dei cavalli


La risposta di un cavallo non sarà certo comparabile a quella di un uomo, ma forse non è nemmeno così "banale" come abbiamo supposto fino a oggi. Stando infatti a uno studio condotto presso il Politecnico di Zurigo anche gli equini posseggono un "linguaggio" articolato. Gli esperti hanno messo in luce che la "fonetica" equina si basa su frequenze sonore particolari, capaci di comunicare emozioni positive e negative, la cui importanza è direttamente proporzionale all'intensità del nitrito. Probabilmente sanno sfruttare abilmente le corde vocali, e creare vibrazioni diverse che corrispondono a precisi "stati d'animo". Lo studio è stato effettuato su venti cavalli sottoposti a eventi stressogeni o a momenti di relax. Con l'aiuto di particolari apparecchiature è stato possibile analizzare nei dettagli i nitriti dei vari animali coinvolti osservando per la prima volta la diversità fra i "vocalizzi". E' dunque emerso che le frequenze più acute sono esplicitamente legate alle emozioni: se durano più del normale e sono seguite da un nitrito profondo si tratta di emozioni negative; i cavalli meno stressati, invece, sono quelli che producono le vibrazioni acute più brevi. 

L'analisi vocale ha anche permesso di comprendere che la fisiologia dell'animale risponde alla tipologia del nitrito. Con le fasi di stress, infatti, i cavalli presentano un numero maggiore di battiti cardiaci e un'attività respiratoria più intensa. Ma come si è evoluto questo sofisticato sistema di comunicazione? Secondo gli studiosi è il frutto di millenni di evoluzione in cui i cavalli hanno imparato l'arte di vivere in stretto contatto con i propri simili; prerogativa di molti animali soprattutto erbivori. Le dinamiche del branco hanno in pratica consentito la nascita di un "linguaggio" articolato, necessario per comunicare il pericolo sollevato, per esempio, dalla presenza di un predatore. Non è solo per questo motivo. Probabilmente la capacità di nitrire in modi differenti ha permesso il consolidamento dei cosiddetti livelli di gerarchizzazione. 

Così, in sostanza, un capobranco ha maggiore presa sugli altri di un giovane, e nello stesso tempo ha i numeri per poter efficacemente entrare in confidenza con un animale della stessa specie sconosciuto. Il cavallo non si serve solo di nitriti ma anche dei brontolii, grida, sbruffi e gemiti. Con i brontolii i cavalli comunicano soprattutto prima della fase di accoppiamento. Mentre gli sbruffi (simili a starnuti), le grida e i gemiti, sono legati a condizioni di disagio. Infine per avere un quadro completo della comunicazione equina andrebbero considerati anche aspetti legati alle movenze del corpo e alla produzione di particolari sostanze chimiche. Una branca dell'etologia per certi versi ancora tutta da esplorare. 

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